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Alcune mostre organizzate a Roma:

Annamaria Grazia Augello
VI Municipio

Lucia Amadio
VII Municipio

Roberto Pavoni
VIII Municipio



Oriana Ramacci
IX Municipio

Letizia Gavioli
X Municipio

Daniela Ballarin
XI Municipio

Veronica Giorgetti
XII Municipio

Riccardo Di Gioia
XIII Municipio

Simona Inesi
XV Municipio

Roberta Fusaro
XVI Municipio

Beatrice Scaccia
XVII Municipio

Zelda Salvi
XVIII Municipio

Raffaella Borrelli
XIX Municipio

Cristina Arezzini
XX Municipio

Roberta Conigliaro
Fiumicino

 

Per LA NOTTE BIANCA, Manifestazione del Comune
di Roma [info], la galleria ospiterà la mostra di disegni della
Scuola dei
Generi
, un gruppo di artisti romani, da pochissimo attivi nel panorama della capitale, che hanno in comune il maestro Gino Marotta e l’Accademia romana.


Verrà offerto un aperitivo
Musica dal vivo

A cura di Gloria Porcella
Galleria Ca’ d’Oro
Piazza di Spagna 81
06 6796417
Orario: dalle 10.00 alle 24.00.

 

Presentazione:

“...Ocra-arancione...”

“Il colore di Roma non è più il colore di Scipione o di Mafai, di Donghi o di Tamburi. Vista dal Gianicolo o dai Parioli Roma ha oggi il colore grigio sporco delle vecchie ossa, il colore del fumo e dell’orina. Il marrone della pozzolana, il giallo della sabbia, il bianco della calce, il viola delle crete bisogna andare a cercarli nelle prose dei Rondisti. Il famoso ocra-arancione è rimasto superstite soltanto nei cortili dei collegi e dei seminari del centro...” (Leonardo Sinisgalli.“I martedì colorati”, 1967)

“Ho speso una parte notevole del tempo trascorso a Roma alla ricerca e alla contemplazione di questo colore; e mi capita di essere colto a un tratto da un’intensa nostalgia per una facciata, un angolo di strada, un muro su cui l’avevo trovato” (Paul Valéry)

Ho cercato a lungo una frase che potesse descrivere le emozioni che avvicinano oggi un giovane artista ad una città come Roma. Non volevo e non potevo perdermi nei discorsi di sempre che narrano di una città eletta, prediletta ed ineliminabile da ogni percorso di formazione artistica.

Come osservava Sinisgalli qualche decennio fa, il colore di Roma è cambiato e continua inarrestabilmente a cambiare; l’ocra-arancione cercato e trovato da Valéry, lo conosciamo appena ed il “grigio sporco” magari è tornato bianco splendente, ma non ha conservato lo stesso respiro.Non si deve però essere nostalgici guardando Roma.

Dato di fatto è che ormai, questa eterna città è disomogenea, disorganica, multisfaccettata e chi la vive è costretto a cambiare lenti troppo spesso. Infatti, non si può osservare nello stesso modo il centro e la periferia; non sopravvivono gli stessi odori, colori, rumori.

Non sopravvivono e, nello stesso tempo, una vera e propria identità si è persa: i luoghi sono diversissimi ma c’è un familiare giro di basso che sembra attraversare l’aria in ogni punto, perchè la vita di ognuno è mossa quasi sempre da un simile, veloce ritmo.
Queste contraddizioni, queste distanze divengono, per chi osserva, stimolanti, proprio perchè inconciliabili e fastidiose.

Gli striduli attriti di questa città portano spesso ad aggirarsi quasi in uno stato di “convalescenza”, nel quale gli organi tattili sembrano captare tutto per la prima volta. La città è sorprendente e imprevedibile, può sussurrare sempre qualcosa di nuovo; complice la luce, le stagioni, le giornate.

Una mostra che descrivesse brevemente ogni municipio di Roma è apparsa quindi, un’idea entusiasmante.
In una sola mostra 19 pittori vi parleranno dei 19 municipi con dipinti aventi lo stesso formato (50x50)

Una mostra, in apparenza così ordinata e schematica è, a mio parere,una dimostrazione di come un filtro rigido possa servire non a mortificare o confondere, ma anzi a vivacizzare e valorizzare le diversità e le distanza tra ognuno di noi.

Passeggiate quindi attraverso questi brevi flash romani che, visti insieme, tendono ad avvicinarsi ad un racconto breve di immagini, vissuti, sensibilità.
Un racconto breve dalle pagini interscambiali: alcune ermetiche altre narrative, alcune più esplicite e realistice, altre ancora vagamente simboliche.
Buona lettura.

Beatrice Scaccia

Passaggio nella città.

“ Assume l’immediatezza di un quadro quello che altrimenti ci appare solo attraverso la torbida rete della nostra volontà…: la vita dei vicoli e dei mercati, il gioco di sole e di ombra su acqua e terra, la forma di un albero, l’armonia di nobili edifici, le strade le linee di un paesaggio.”

Diciannove quadri raccontano così la città di Roma, il suo ricco sistema di percorsi, di spazi, di luoghi che ne costituiscono il tessuto urbano, con un linguaggio semplice ed evocativo, forme, linee e colori.

I giovani artisti, diciannove appunto, protagonisti di questa mostra mirano e si concedono ciascuno ad un municipio, o rione, andando a respirare le atmosfere, le peculiarità di questi grandi borghi, traendo immagini immediate e concrete.

Si riuniscono sotto il nome di “ La Scuola dei Generi ”, per indicare l’approccio alla pittura intesa come mestiere, codificando il linguaggio nei generi pittorici, paesaggio, veduta, natura morta.

La città ispira le iconografie, i generi, le strutture del sensibile, e per “La Scuola dei Generi ”questa esperienza di confronto con lo spazio urbano è sentita collettivamente, in gruppo, ma vissuta e interiorizzata, resa con soggettività artistica. Il progetto, infatti, pur nella sua omogeneità non tace la poliedricità creativa dei talenti: si rendono manifeste posizioni dialettiche che amano, criticano o rimpiangono nostalgicamente la città di altri tempi.

Tale bipolarismo è ispirato già dalla storia dell’urbe universale, dalle vestigia antiche, dai decorati edifici barocchi, pastosi e gonfi, ma anche la città dei palazzinari, delle periferie di Vespignani, delle borgate e dei loro paesaggi fantasmatici.

La pittura per il giovane gruppo si fa racconto, non si autocelebra, non si fa concetto ma dizione.

Elena Rosa


Una mostra su Roma da un nuovo punto di vista: la città e le sue diciannove città , destrutturare la metropoli in parti, recuperando il valore del municipio, della dimensione umana, della particolarità.

Il tutto visto attraverso le singole entità, un gioco di composizione e scomposizione pittorica della città, reso con una tecnica consapevole e antica, che i diciannove artisti presenti in mostra, recuperano alle origini, intendendo la pittura come mestiere.

L’esordio de “ La Scuola dei Generi” è quasi un manifesto della linea pittorica, che contraddistingue questo giovane gruppo, dipingere è raccontare, rappresentare, ciò che si vuol dire è solo ciò che è visibile. Finalmente degli artisti che amano l’arte del far pittura, ritornando al grado zero ma senza dimenticare ciò che finora si è imparato, attenti al dettaglio, che vivono la città e che semplicemente la descrivono.

Le opere in mostra rispettano un unico formato, come tessere di un puzzle, la cui soluzione è Roma, vista e fermata su tele, con la stessa vivacità di una passeggiata.

Gloria Porcella

 


La Scuola dei Generi, is a newly formed group of young eclectic people with the capacity of using the painters' job with loving care. Brave young artists with a passion for art and loving care for their native town: Rome. Their goal is to portray this city as we live it in our days, divided in nineteen Councils, defined by all their typical, characteristic and historical differences.
The "city within the city" is portrayed with the use of antique techniques such as the use of colours, the picturesque research in details, prospective and the continuous will to elaborate the skills that have been learnt and passed on through generations in time.

 

 

Mario Ceroli
C'era una volta un pezzo di legno...

a cura di
GLORIA PORCELLA

testo di
MAURIZIO CALVESI

Promotore
On. CLAUDIO SANTINI
Consigliere Comunale di Roma

 

Roma
Biblioteca Vallicelliana

Piazza della Chiesa Nuova 7a
06-6796417

26 Novembre-7 Dicembre 2002

lun-giov. 8,30-19,15
ven-sabato 9,00-13,00




Scheda dell'artista >>


La mostra
La Biblioteca più antica di Roma, la Biblioteca Vallicelliana di Piazza della Chiesa Nuova ospiterà dal 26 Novembre al 7 dicembre i 12 Pinocchi in legno di Mario Ceroli
.
C'è voluto del tempo per individuare lo spazio giusto perché i Pinocchi di Ceroli non possono essere esposti in una Galleria o in un Museo, Pinocchio è quel bambino che come la maggior parte dei bambini non vuole studiare, Pinocchio doveva essere inserito in uno spazio con tanti libri in uno spazio dove si respira la storia, la cultura.

Il testo critico è stato preparato da Maurizio Calvesi grande storico dell'arte classe 1927 e curata da Gloria Porcella direttrice della Galleria Cà d'Oro.

Madrina della serata sarà la fata turchina Gina Lollobrigida.

Promotore della mostra evento l'Assessorato alla Cultura del Comune di Roma.

Il Mastro Geppetto Romano, genio del legno, ha creato delle opere straordinarie in mostra per la prima volta a Roma.

La sua Città Roma è un punto di partenza poiché la mostra girerà l'Europa, le prossime tappe saranno Londra e Berlino, poiché Pinocchio è patrimonio di tutti, così come Ceroli è patrimonio per tutti.

Il suo genio non fallisce mai, con i suoi "Pezzi di Legno" ha capito meglio anche se stesso ed il motivo del suo operare e chissà che un giorno questi burattini non diventino dei veri bambini……….


SCULTURE CHE PARLANO
di Maurizio Calvesi

Le mie voci nella bibliografia di Ceroli (a cominciare da quella che l'apre, del 1964) saranno una ventina, forse più, eppure ogni volta che scrivo di lui l'opera che ho di fronte non solo è diversa, ma è una sorpresa che rinnova l'interesse e il piacere, che elettrizza la penna e la spinge a muoversi sulla carta: per dire, poverina, quel che sa dire, ma sempre con sincera e rinnovata ammirazione.

Ceroli non poteva scegliere un soggetto più congeniale al suo acuto talento, e non solo perché Pinocchio rinasce così nel legno dopo essere nato nel legno, ma perché pochi eroi della nostra letteratura sono più prettamente italiani della sbarazzina creatura di Geppetto e poche invenzioni della nostra scultura risultano più originali e meno ripetitive.

Dico poche per dire quasi nessuna. Mi tornano a mente le giuste parole di Cesare Brandi: "L'importante è di non ripetere, di non soggiacere, di non succhiare la ruota del primo in classifica.
Ceroli ha fatto una fuga, per continuare in gergo ciclistico: è di nuovo in testa, ed è quanto di più italiano (sottolineo la parola e chiaramente in senso strutturale e non nazionalistico) ci sia oggi in Italia.

Fra giovani, ben inteso". Di decenni ne sono passati, ma non cambierei una parola, salvo cassare quel "fra giovani" (penso che Brandi volesse evitare, con tale aggiunta, un'irriverenza verso il suo amico Manzù).
Ceroli, in realtà, è sempre rimasto nel gruppo di testa; in altre parole, continua oggi ad essere tra i due o tre maggiori del nostro paese, nella scultura, e volendo allargare al mondo, mi limiterei a raddoppiare il numero. E' il solo, però, a sottrarsi del tutto a quel "peso solenne" che della scultura è proprio e rischia a volte di renderla incompatibile con i gusti di chi (non il sottoscritto) concepisce la modernità unicamente come affrancamento, totale, dal passato.
Non il sottoscritto, ho voluto precisare, e tuttavia apprezzo anch'io, moltissimo, tale capacità d'affrancamento, quando non è a prezzo delle qualità, della piena credibilità come arte. Ed è sempre stato il caso di Ceroli.

Con Pinocchio egli aggiunge una saporita grazia di racconto e di burla, che non è propriamente ironia, ma è rivivere, far rivivere, quell'arguzia e sapienza di Collodi nel coniugare lo stupore infantile della favola con la piana, didascalica maestria del racconto, nel tratteggiare l'incontenibile vivacità del ragazzo burattino e il suo incontrarsi con situazioni allegre, o inattese, o sconsolanti.

Così il Pinocchio di Ceroli siede, cammina, si inginocchia, si gira, si piega, si agita e con la pulita, diritta e ben staccata geometria dei suoi agitati movimenti parla, esprime stati d'animo di spensieratezza, impudenza, implorazione, disperazione, riflessione, abbattimento; e sorpresa e meraviglia di fronte all'improvviso, iperbolico allungarsi del proprio naso.

Parla con le sue linee spezzate, con i verdi i grigi gli azzurri degli indumenti, i rossi delle lunghe orecchie d'asino o quelli aguzzi dei timpani che sormontano il volto cubico, cavo, che è il teatrino stesso delle sue gesta, parla con l'eloquente mimica delle braccia e delle gambe in un gioco armonico, astratto di piani e di colori, gioia degli occhi e continuo variare del racconto.

Non vedo chi altri avrebbe saputo esprimere tutto ciò con la finezza (straordinaria) e l'inventività di Ceroli.