ROMA - E’ opinione diffusa che le reazioni suscitate dalla visione di un quadro siano estremamente soggettive, legate al proprio modo di essere, al proprio vissuto o comunque a qualcosa di estremamente personale. Tali reazioni possono essere però condivise, o più semplicemente comuni a più persone, perché stimolate da opere ispirate, nella loro genesi, dai nuovi impulsi e stimoli della società contemporanea.

I quadri di Sasha Torrisi si inseriscono in questo filone, quello dell’arte pop, nella sua accezione di arte “di massa”. La loro essenzialità e schematismo ricordano il fumetto e le creazioni di Roy Lichtenstein, i loro colori decisi, forti, luminescenti, fanno pensare ai ritratti di Andy Warhol e, più vicino a noi, alle invenzioni luministiche di Marco Lodola.

Artista a tutto tondo, poliedrico, i suoi interessi e le sue esperienze spaziano dalla musica, con l’importante esperienza nei Timoria come cantante e chitarrista, alla pittura, con la frequentazione della Factory di Marco Lodola a Pavia da cui ha avuto inizio la sua carriera di artista. Appassionato di viaggi, lascia sempre traccia dei suoi “incontri” all’interno delle sue creazioni iconiche, fluorescenti, stese su un supporto particolare, in cotone extrafine, molto leggero, levigato, scelto perché garanzia di una migliore resa di quei particolari cui Torrisi presta maggiore attenzione.

La Galleria Ca’ d’Oro negli ultimi anni ha perseguito  l’obiettivo di promuovere artisti capaci, con la loro arte, di arrivare alla gente in modo diretto, senza filtri o intellettualismi di sorta. Le tele di Torrisi si collocano sulla stessa linea di Romero Britto, Erika Calesini, Cracking Art Group, Alfredo Rapetti Mogol, per il loro forte impatto estetico e per rispecchiare il concetto di Arte che ha abbracciato la Galleria, veicolo di comunicazione, di trasmissione di quei contenuti che nella percezione immediata dell’opera anticipano quelli tecnico artistici in senso stretto.

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