LITTERAE – Alfredo Rapetti

barbara | settembre 13th, 2012 - 11:30

Roma – Il 19 settembre la Galleria Ca’ d’Oro presenta la personale di Alfredo Rapetti Mogol, artista milanese, figlio del grande Mogol, di cui il pubblico avrà il piacere di ammirare l’ultima produzione pittorica.

Artista dotato di una sensibilità e di un eclettismo eccezionali, Rapetti Mogol ama e si nutre da sempre di poesia, musica e letteratura. La mostra offre l’occasione di riflettere sul ruolo stesso dell’arte e della parola nell’arte, non offre risposte, ma dà input per cercarle, come un’opera aperta che si fa occasione per il pensiero. La pittura di Rapetti Mogol si estende su superfici minimali e di grandi dimensioni, dove la calligrafia riveste dunque un ruolo preponderante. L’amore per la scrittura e la fusione di essa nella pittura non deriva solo dalle naturali ascendenze ambientali ma da una poetica autonoma che trova nel “segno” il suo codice aureo.La scrittura perde in tal modo la sua funzione di portatrice di senso già definito e acquista senso di per sé. Nelle tele di Alfredo Rapetti Mogol, la scrittura assume la delicata missione di toccare le corde dell’anima senza per forza rimandare ad altro.

Numerose sono state le mostre personali e collettive che lo hanno visto protagonista. Il suo curriculum annovera mostre alla Fondazione KMG di Berlino; alla Fondazione Ideazione di Roma; Grand Palais di Parigi; MAR’S di Mosca; Palazzo Strozzi a Firenze; Museo Permanente di Milano; Biennale di Venezia.

La parola per Alfredo Rapetti è la costante che rappresenta l’umanità intera, nelle sue tele scrittura e pittura attingono l’una dal patrimonio espressivo dell’altra pur mantenendo ciascuna la propria autonomia. La parola diviene immagine, ma un’immagine indefinita che si estende su superfici minimali ed equilibrate. Il valore dell’opera di Rapetti è il risultato di un’intima espressività formale e allo stesso tempo di una profonda sensibilità pittorica, che investe ogni elemento presente nella sua ricerca.

La sua pittura semplice, diretta e spontanea rispecchia la sua personalità sensibile da scrittore e compositore musicale. Rapetti comunica con estrema sincerità le sue più profonde emozioni, con una modalità che unisce l’immagine della scrittura, realizzata con la tecnica a punta secca, alla superficie della tela. La calligrafia nelle opere di Rapetti fa da padrona e i colori delle tele rafforzano l’immediatezza del suo linguaggio, così diretto e forte da abbracciare qualsiasi tipo di pubblico. Non è dato spiegare il contenuto delle parole che invadono le tele, il significato è intrinseco alla pittura e il risultato formale e visivo è vincente.

Le tele di Alfredo Rapetti sono vitali, in quanto parlano da sole del mondo, senza ulteriori spiegazioni, senza orpelli.

Gloria Porcella, curatrice


A prima vista, ciò che colpisce di più l’attenzione di uno spettatore di fronte a un quadro di Alfredo Rapetti Mogol è la fusione dei due elementi molto importanti della sua storia, personale e artistica: la scrittura di testi per la musica e la pittura.

Infatti è vero che il padre di Alfredo sia il celebre Mogol autore dei testi di tutti i più grandi successi di Lucio Battisti. Ancor prima si scopre che il nonno paterno – Mariano Rapetti – fosse il paroliere di canzoni all’epoca famosissime come Vecchio scarpone e Le colline sono in fiore.

E lui stesso, Alfredo, nel 1983 è diventato paroliere – usando lo pseudonimo Cheope – con la canzone Il chitarrista, cantata da Ivan Graziani. In seguito ha scritto canzoni per Gianni e Marcella Bella, ha composto numerose canzoni di Raf (Il battito animale, Due). Nel 1994 inizia la collaborazione con Laura Pausini, per la quale ha composto Strani amori (classificatasi al terzo posto al Festival di Sanremo 1994), Incancellabile e E ritorno da te. Oltre ad aver composto canzoni, tra gli altri, anche per Adriano Celentano, Mina e Carlos Santana.

Accanto a queste radici sono ben presenti anche quelle deI nonno materno, Alfredo De Pedrini, Presidente dell’Associazione Arti Grafiche, dal quale viene introdotto nell’ambiente artistico milanese e grazie al quale arriva a maturare la passione per la pittura. Frequenta lo studio degli artisti Alessandro Algardi e Mario Arlati con i quali condivide il lavoro di ricerca pittorica. Arriva così a maturare l’esigenza di coniugare le sue due più grandi passioni: la scrittura e la pittura. La scrittura diventa una proiezione visiva degli stati mentali e interiori. Grazie ad una tecnica particolare, detta impuntura, l’azione del dipingere si fonde così con l’atto dello scrivere e le parole iniziano ad essere segnate non solamente su fogli ma anche nelle tele.

Tuttavia andando più a fondo si scopre che l’amore per la scrittura e la fusione di essa nella pittura non deriva solo dalle naturali ascendenze ambientali ma da una poetica autonoma che trova nel “segno” il suo codice aureo.

La scrittura perde in tal modo la sua funzione di portatrice di senso già definito e acquista senso di per sé. Nelle tele di Alfredo Rapetti Mogol, la scrittura assume la delicata missione di toccare le corde dell’anima senza per forza rimandare ad altro.

La scrittura diventa da segno semantico, segno estetico: pittogrammi godibili di per sé. Senza scomodare De Saussure potremmo dire che il significante si fa significato. Di più: si fa Arte.

Lamberto Petrecca, curatore

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