Il
tema trasversale dell'adattabilità politica aggiornata al
quotidiano, mi s'appropria per associazione d'idee alla pittura
di Paolo Salvador nata da un'origine naive seppure
aristocratica, e diramata nell'invenzione del design moderno,
nel celebrare il competitivo in cui privilegia gli sport ovviamente,
e infine, involontariamente forse, nella moda a cui suggerisce
nella brillantezza del colore la giusta collocazione dei cromatismi.
Come
personaggio, rifugge la notorietà dell'inutile, e come pittore
che sa dipingere, raccoglie nella linearità semplice e verticale
che predilige, i suoi intrecci compositivi con lo scopo di
mettere direttamente colori e volumi a confronto, senza mediazioni,
per il raggiunto desiderio di semplicità e immediatezza.
«Non bisogna consentire allo spettatore di pensare, di chiedersi
il significato di ciò che guarda, ma farlo capire direttamente
con l'immediato essenziale».
Da tale sua osservazione e in tal senso, è da intendersi il
trasversale di adattabilità, nell'odierno idioma politico
per lui adattabile in pittura, in quanto le sue creazioni
sono su misura per tante e svariate soluzioni, per la delizia
dei media, per il predaggio degli sponsor, per quella cronaca
che racconta con l'antagonismo e ne acuisce la competizione,
tradotta come ripeto nella vivacità dei co- lori, o con l'osservazione
acuta, di cui Paolo Salvador costituisce il prototipo di caposcuola.
Come
Maccari in altro senso nell'ironia della sua arte, con ironia
o con sarcasmo, ha creato un'arte egualmente suadente fumettisticamente.
Pertanto, abile pittura di adattabilità, di cronaca redazionale
di competizione.
Non tanto usata in quanto tale, ma perché gli offre la possibilità
di realizzare i temi compositivi che maggiormente sente, con
masse di elementi che per investitura sportiva danno al colore
e al movimento più ampia giustificazione.
In piena armonia compositiva tonale e di provocazione insieme,
nell'esercizio sportivo nell'entourage della moda o della
cronaca, a servizio d'un'arte di cui con dovizia consapevole,
Paolo Salvador conosce tutti gli accorgimenti.
Non per questo soltanto, vale a dire a ripetute affer- mazioni
e successi, s'avvale la sottile sensibilità, tecnicamente
corposa, efficientissima nel segno, del contesto pittorico
d'insieme pregevole descrivibilità, poiché la scelta delle
composizioni, l'ironico accostamento dei soggetti colti nella
mobilità d'uno sforzo seppur sportivo presuppongono e fanno
vivi i particolari di cui Salvador coglie i sensi e maggiormente
li snatura mediante una sua versatilità latina o gitana, attraverso
una sensazione che vive epidermicamente col colore, nell'insidia
del fascino, nella sinuosità della forma, nel movimento provocante
in cui tutto si presuppone o in cui tutto si lascia capire.
In quell'incontro visivo in cui inconsciamente ma con piacevole
partecipazione, si apprezza visivamente quella sotti- le lussuria,
che sa di sforzo, che sa di potenzialità, che sa di bellezza
atletica, e che sessualmente avvince in armoniosa completezza.
Dall'insieme di tanta capacità pittorica e di sottintesi significati,
in cui s'anima la corposità compositiva nel semplice raccontare
e soddisfare, mi sembra ancor più convincente l'esordio di
Salvador alla pittura, allorquando sulla battigia sorprese,
nei relitti del mare, pezzi di plastica, bambole, bottiglie,
cose di ogni genere, accumulate e incastonate sulla sabbia
come mosaici «in un'apparizione di piena potenza metafisica»:
e in quello sfavillare di colori e di forme gli suggerivano
e lo conducevano a quello che aveva sempre cercato, vale a
dire al suo esordio in pittura. «Prendo possesso dello spazio
riempiendolo in modo aggressivo» mi annota, come il mare ha
occupato la battigia, proiettando i volumi verso lo spettatore
come uscissero dal quadro.
E conclude il suo excursus creativo nel convincimento che
«l'arte non è che il volto del mistero».
Si spiega in tal modo con evidente concretezza intellettuale
lo stimolo col quale Paolo Salvador nella semplicità delle
cose cerca l'origine del manifestarsi, la anima con quella
sen- sibilità pittorica di cui fa sua ogni espressione.
E la caratterizza nella pienezza di un'interpretabilità piena
di annotazioni coloratissime di plasticità in un attento movimento,
per una reale soddisfacente realizzazione.
Ferdinando
Anselmetti
"Quelli che contano"
MARSILIO Editori - 1991
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Paolo
Salvador, figlio dello scultore
Juan Salvador, venuto in Italia nel 1930 per eseguire lavori
in marmo, è nato a Pietrasanta nel 1939. Ha insegnato educazione
artistica alla scuola media di Viareggio, lavora a Marina
di Pietrasanta, dove vive con la moglie Ivano e le figlio
Caterina e Francesco.
La Galleria Ca' d'Oro rappresenta in esclusiva l'opera di
Paolo Salvador e le sue opere sono state esposte a:
ROMA
BARCELLONA
MILANO
NEW YORK
FIRENZE
LOS ANGELES
PARIGI
TOKIO
Esiste
in Salvador una lucidità intellettuale che si esplica in un
impatto estetico che riunisce insieme i principi essenziali
e della prospettiva e della dosatura cromatica. Una pennellata
rapida, sorretta da un vigore personalissimo, crea un tessuto
fortemente pittorico.
Questi suoi pupazzi goffi e sgargianti dai rattoppi multicolori,
dai volti attoniti, risvegliano e riaccendono in noi emozioni,
quasi immagini palpabili di ricordi di infanzia; queste maschere
saltel- lanti, arlecchini variopinti, pulcinella roteanti,
affollano le tele di Paolo Salvador, rincorrendosi l'un l'altro;
gambe e braccia che si agitano turbinosamente quasi a confondersi.
Il movimento è lo sco- po principale cui tende questa poetica
segnica, movimento che si trasforma in ritmi orchestrati da
una sorprendente dinamica.
Alcune opere ricordano un costume di ieri, oggi rivisitato
con un rigoroso modulo compositivo le cui cromie esaltano
piani e rilievi con una studiata determinazione di spazi e
volumi. Un linguaggio pittorico quello di Paolo Salvador veramente
originale che non ha somiglianzà alcuna con altra pittura
contemporanea.
Antonio
Porcella
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