UNA PRESENTAZIONE A GUISA DI LETTERA
di Mario De Micheli
Cara Alba,
permettimi di scriverti una lettera anziché una vera e propria
presentazione: mi viene più facile, anche se può apparire
un po' provvisoria. In realtà, con le tue sculture, io ho
avuto un colloquio solo in questi ultimi anni, anche se, parlando
con loro, ho avuto l'impressione che mi abbiano risposto.
Così ecco la ragione di queste righe insolite al posto di
un regolare discorso critico.
Intorno ad ogni artista vi sono oggi tanti problemi difficili
da risolvere; esistono tentazioni a cui sembra arduo resistere;
e tu stessa sai benissimo, in qualche caso, di non aver resistito.
Il fascino del mestiere, le risorse dell'astrazione, la soggezione
alle mode sono rischi che bisogna correre, ma quanti interrogativi
assediano da ogni parte uno scultore che cerca di essere fedele
a se stesso e alla verità della propria natura: sono interrogativi
che spesso mettono in causa addirittura i motivi della sua
scelta fondamentale.
Come rispondere? Ecco, io penso che ormai da qualche anno,
senza dubbio almeno dagli anni Ottanta, tu hai risposto con
slancio e generosità, senza rinunciare a nessuna delle clausole
che l'arte impone a chi intende difendere la qualità.
In questa impresa, cioè, assai ben presto hai capito che
la "tradizione" è tutt'altro che esaurita: il suo "nuovo"
in verità non è stato ancora scoperto. Ed è appunto questo
che tu hai inteso e intendi fare, muovendo con forza da una
tale convinzione.
La mostra che ora hai ordinato a Milano obbedisce a questo
criterio. Cominciando coi Protagonisti, un bronzo dell'85,
avanzi con una serie di opere che giungono sino al '96. È
la tua storia: una vicenda che esprime dubbi e certezze, nostalgie
e sogni: una serie di episodi di cui, nel marmo e nel bronzo,
riveli la sostanza delle tue passioni e della tua ispirazione.
Indubbiamente a fondamento della tua poetica è la classicità,
talvote minacciata e talaltra intimidita, ma sempre presente:
una classicità che non ha timori di rievocare i miti
del passato ma che neppuree rifiuta di assumere come propri
i miti del presente.
Sono soprattutto i miti letterari che tu cerchi d'interpretare
con precisi riferimentiin uno svolgimento progressivo che,
di opera in opera, arriva sino alle sculture di oggi. E ho
dettoprogressivo non a caso perché il tuo è un percorso non
alieno dal proporre degli emgmi figurativi che poi finiscono
per risolversi con la maggiore evidenza.
IN questo modo, dalle tue fantasie erusche si arriva alle
fantasie più moderne, dalla citazione dantesca di Paolo
e Francesca ("Quel giorno più non vi leggemmo avante")
a quella di Semiramide ( Che libido fé licito in sua
legge"), dall'Ars Amandi di Ovidio a Galatea,
in cui si allude alle manipolazioni genetiche, fino al giovane
che insieme con l'amante brandisce "l'oscuro oggetto
del desiderio": un "telefonino"!
Ecco dunque il tracciato della tua mostra milanese. Chi potrà
vederla, capirà anche la trama e l'ordito della tua
scultura. Ormai, di te hanno scritto poeti come Giorgio Caproni,
Maria Luisa Spaziani, Mario Lunetta, Enzo Fabiani ed Emilio
Villa; artisti come Ugo Attardied Ennio Calabria, critici
come Crispolti, Marchiori, Carlo Belli, Di Genova... Adesso
sono io che, volentieri ti presento. L'anno scorso però ti
avevo già invitata alla Mostra del Bronzetto, allestita a
Padova nell'antico e prestigioso Palazzo della Ragione.
Che dirti dunque di più? Sono sicuro che per la mostra milanese
i consensi non mancheranno. lntanto, perl'occasione, ti faccio
i miei auguri più vivi. Un caro saluto,
Mario De Micheli
Milano, luglio 1996
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