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CARUSO,
METAFORE DELL'UNIVERSO
Gli appuntamenti con la pittura di Bruno Causo sono, fra
tanto ciarpame, fra i pochissimi che facciano autenticamente
cultura. Che è proprio l'opposto, infine, del fare cultismo
e dell'indulgere ai compiacimenti eclettici.
Si tratta, senza dubbio, di una presenza fra le più vigorose
e vive, per aggressiva ed insieme raffinata genialità ma anche
per i sorprendenti esiti di mestiere, della figurazione contemporanea.
Quest'artista di nobile autonomia, che non conosce i condizionamenti
di un linguaggio raggruppato e collettivizzato, che ha girato
in lungo e in largo per tutti i continenti, avvicinando personalità
come Camus e Picasso, come Thomas Mann e Chagall, come Sartre,
Stravinsky, Magritte e tanti altri, che ha saputo consolidare,
per istinto e per filtro, le intimazioni di un temperamento
non comune, ha testimoniato in tutta la sua opera (in un rapporto
che esclude qualsiasi opinabile gerarchla di temi) una medialità
orfica del reale.
Ha lavorato nel pieno delle risorse formali con la ben nota
minuzia di registro, ma nulla togliendo alla suggestione di
un assiduo trasferimento dell'oggetto nell'oltre; che
anzi proprio l'arditezza di un esasperato puntiglio, imperniato
tuttavia non sull' "analisi" come concetto romantico ed anticlassico
di fondo, ma sulla "sintesi" come concorso univoco di sensazioni,
facilita l'esodo della visione verso una sorta di corale metafisico.
Ciò avviene in misura implicante: davanti a questa "nature
vive", che hanno la stessa intensità dei magnifici pretesti
figurali, ci sentiamo coinvolti nell'assegnare al quotidiano
una capacità di diversificazione e di sublimazione.
Il surrealismo storico degli Ernst, dei Masson, dei Mirò,
persino dei Tanguy, e via dicendo, non c'entra: l'operazione
è giocata da Bruno Caruso, accordando una estrema abilità
alla costante lirico-emotiva, sulla piattaforma di un riscontro
diretto, non importa se pragmatico, vissuto nell'oggi, o memoriale....
da Nature Morte
Renato Civitello
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