L'intera opera di Stefano Branca si configura come un fatto pittorico attraverso il quale l'artista intende stabilire un dialogo intenso con il mondo reale.
Durante questo percorso, egli esplora il territorio del vago, del silenzio e dell'emozione, in contrasto evidente con il carattere rigoroso, preciso, spesso ossessivo nelle sue elaborazioni mentali: segue i presupposti delle forme, della spazialità, del movimento; porta la percezione sensoriale
al livello della propria coscienza, senza per questo rifiutare il rapporto con la materia - pietra, ferro, acciaio, rame, plexiglas, cera, corda - e con gli oggetti, spesso testimoni esemplari dello sviluppo industriale.

I suoi lavori sono la dimostrazione di una coesistenza parallela fra arte e scienza, vogliono dimostrare al possibilità del produrre un'arte non distante da metodologie scientifiche e dalle relazioni di qualità anche seriali: Branca si attiene a principi rigorosi, indaga la consistenza degli spessori delle lastre di acciaio e delle trasparenze cristalline del vetro.
Il suo processo di realizzazione geometrica si concretizza nella ripetizione di corpi strutturali come facenti parte di una più vasta concezione: una serie di elementi sempre uguali, scanditi dal ritmo della precisione, diventano la struttura portante di un unico insieme la cui espressione si identifica nel messaggio di protesta (Miao; Mani Innocenti).
Accanto a questa scelta per un'arte geometrica, capace di esprimere valori latenti le cui forme sono l'espressione armonica dell'estrema senso - razionalità dell'artista, lo spazio diventa anche il luogo sul quale iscrivere simboli di affetti, di impulsi e di moti umani (Incidente di percorso).

E' questo il tempo in cui Branca abita le superfici grezze del ferro e del rame con la commistione di elementi astratti e oggettuali, misteriosi e quotidiani (Galassia; Venezia). La materia e gli oggetti, da puro mezzo diventano adesso realtà viva e organica con cui rapportarsi: Branca lavora la materia intesa nel suo senso primitivo di "mater" che si apre per germinare avida di luce e di colore, pronta nelle sue infinite metamorfosi a corrispondere la sensibilità del tocco dell'artista, che sollecita e rivela le sue inesauribili, intuitive potenzialità in un coesistere simultaneo di manualità, materia, luce, tempo, sogno (Cigni).

Stefano Branca esplora tutte le possibilità espressive dei materiali che utilizza, fruendone le energie materiali e spirituali che essi stessi emanano. Così procedendo, lo spazio rigoroso e simmetrico come le intuizioni matematiche di Escher, puntuale e pungente come i significati che supporta, diviene lentamente spazio simbolico il cui significato si fa ancora diverso (11 settembre 2001).
E' come se la materia maltrattata metaforicamente, volesse parlare, denunciare la sofferenza della carne e della mente dell'uomo, così da ritrovare nella combustione il riscatto di quella stessa materia ferita come purificata dal fuoco, secondo un rito sacro che la riporti a nuova bellezza (Nero).
Questa è l'interpretazione simbolica o forse romantica di un'arte che è tuttavia figlia di una precisa metodologia. Nelle intenzioni di Branca, recondite forse anche a se stesso, sembrerebbe tuttavia vivo il desiderio che egli ha di proporre il suo modo di vedere l'Arte intesa come l' "Imago Mundi", una "Weltanschaung" complessa e ordinata secondo il sapore della propria esperienza vitale ricca e indicativa, che gli ha permesso di raccontare l'armonia tra la forma e struttura.
Presente nell'animo di Stefano Branca l'influenza acquisita dalle letture relative al trattati sull'Arte Classica e sul Rinascimento, oggi l'artista sensibilmente "entra" nell'opera d'arte, proprio come teorizzava Wassily Kandinsky per "ascoltarne" la forma e condividerne il proprio "pulsare con tutti i sensi".
Ecco come maturano nuove forme, nuove strutture.

Così nascono nuove idee, un nuovo vedere, un nuovo sentire (II gradino di cristallo).
Il lavoro di Branca coinvolge così in modo unico, conoscenza sensoriale e conoscenza intellettuale; provoca lo stimolo per nuovi nessi, nuovi sistemi, arricchendo gli uomini, ora non più soli spettatori della sua opera, con pensieri e culture lontane nel tempo e nello spazio (Danza).

Miriam Castelnuovo

Stefano Branca's work assumes the form of a pictorial discourse through which the artist means-to establish a mutual dialogue with the real world.
During this journey, he explores the territory of the vague, of silence and emotion in evident contrast to the rigorous, precise and often obsessive character of his mental elaborations: he follows the premises of form, spatiality, and movement; he brings sensorial perception to the level of his own conscience, without refusing a relationship with the materials - stone, iron, steel, copper, Plexiglas, wax, rope - and with objects, often exemplary witnesses of industrial progress.

His works are the demonstration of a parallel coexistence between art and science; they strive to demonstrate the possibility of producing an art which is not so distant from scientific methodology and quality relationships which are also serial: Branca holds himself to rigorous principles, investigates the consistency of the thicknesses of steel planks and the crystalline transparencies of glass. His process of geometric realization is embodied in the repetition of structural forms as taking part in a larger conception: a series of elements ever the same, pronounced from the rhythm of precision, becomes the supporting structure of a single body whose expression is identified in a message of protest (Miao; Mani Innocenti).
Next to this choice of geometric art, capable of expressing latent values whose forms are in the harmonic expression of the extreme sense-rationality of the artist, space also becomes the place for inscribing symbols of affection, impulses and human movements (Incidente di percorso).

This is when Branca inhabits the rough surfaces of iron and copper with the mingling of abstract elements and objects, mysterious and mundane (Galassia; Venezia). Materials and objects from pure media now become living and organic reality to which we can relate: Branca works the material in the primitive sense of "mater" which opens to germinate, hungry for light and colour, ready in its infinite metamorphoses to respond to the . sensibility of the artist's touch, which demands and reveals its inexhaustible, intuitive potential in a simultaneous coexistence of manuality, material, light, time, dreams.

Stefano Branca explores all the expressive possibilities of the materials he uses, benefiting from the material and spiritual energy they emanate. Proceeding in this way, rigorous and symmetric space, like Escher's mathematical intuition, punctual and pungent like the meanings it supports, slowly becomes a different symbolic space. (11 settembre 2001).
It is as if the material, metaphorically abused, wanted to speak, to denounce the suffering of the flesh and mind of man in order to find, through combustion, the redemption of that same material, wounded and purified by fire, according to a sacred rite which affords it a new beauty (Nero).
This is the symbolic or perhaps romantic interpretation of an art which is nevertheless descended from a precise methodology. In Branca's intentions, perhaps hidden even from himself, his desire to propose his way of seeing Art as the "Imago Mundi", a complex and ordered "Weltanschaung" according to the flavour of his own rich and indicative life experience, which has permitted him to recount the harmony between form and structure.
The acquired influence of texts and treatises on Classical Art and the Renaissance present in Stefano Branca's soul, today the artist sensitively "enters" into the work of art, just as Wassily Kandinsky theorized to "listen to" the form and to share with it one's own "pulsating with all the senses."
This is the way that new forms and structures mature, and new ideas, new views, new feelings are born. (II gradino di cristallo).
Branca's work therefore involves in a unique way sensorial knowledge and intellectual knowledge; it stimulates new connections, new systems, enriching men, no longer only spectators of his work, with thoughts and cultures far away in time and space. (Danza).

Miriam Castelnuovo